sono solo pensieri in ordine sparso

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30 ottobre 2012

3.2 Un pane dolce di spezie e LEI



da ascoltare

per gli occhi:








Sono arrivata a casa dopo il lavoro, qualche giorno fa e LEI era là, che girava intorno al tavolo. Sopra c'erano le farine integrali,  un cucchiaio sporco di cacao in polvere, forchette e coltelli, barattolini di spezie, pepe, noci, datteri, il frullatore sporco e LEI. 
LEI con un grembiule bianco più grande di lei, annodato sui fianchi insieme alle mani. 
LEI che mi guarda con occhi appena finiti di piangere e i riccioli mogano di henne mossi e scomposti intorno al visino.
LEI che mi parla, con vocina sommessa e rotta 
mamma...
e il mio cuore si scioglie. Si scioglie sempre quando i miei figli mi chiamano mamma. 
Che cosa era successo, chiedo. Niente, risponde, giornata storta. 
Faccio i conti, 28 giorni, la luna nuova? No, cose da donne anche se bambine, sbalzi di ormone pazzerello, tristezza d' autunno, pensieri che cadono come le castagne dai ricci.
L'abbraccio tutta e me la coccolo un po', in fin dei conti ha solo 15 anni e 9 mesi la mia bambina.
Finiamo insieme di fare questo pane dolce, a quattro mani. Preparo il tè alla vaniglia per fare il dolce e ne preparo una tazza anche per noi. Ce lo sorseggiamo con gli occhi sorridenti perché siamo sedute accanto e ci sfioriamo con i pensieri.
 Ti voglio bene, le dico e LEI: anch'io mamma...
e il mio cuore si scioglie di nuovo come neve al sole, lasciando una scia di zucchero nel mio pensiero.

Finiamo di sorseggiare il te alla vaniglia, senza zucchero per me e con il fruttosio per lei, e cominciamo con il dolce. La ricetta è una che sta fra il pane dolce e il plumcake, fra il cielo e la terra insomma. 
Prendiamo 200 gr. di farina integrale e 150 gr. di farina tipo 0, li mettiamo in una capiente ciotola. Aggiungiamo 2 tuorli d'uovo, 60 gr. di cacao amaro in polvere, una tazza di tè alla vaniglia, 1 cucchiano di cannella. Cominciamo a unire gli ingredienti con le fruste elettriche, si fa meno fatica così. LEI mi guarda e apre il frigo: se ne torna con una vaschetta di labne (il Philadelphia) e ce ne aggiunge un paio di cucchiai abbondanti. Non protesto, non protesto perchè proprio non è cosa oggi protestare, si potrebbe fomentare la 3 guerra mondiale. Poi mi guarda ancora, io con le fruste che impasto e LEI  ferma con il ditino sulle labbra che pensa e ripensa. Prende una noce di burro, ma poco, e lo getta con rabbia nella ciotola. E io ancora zitta zitta che frullo e impasto silenziosa. LEI prende il pepe nero in grani e da una bella grattugiata dentro la ciotola. Si affaccia alla credenza e si accoccola cercando. Sbuffa, annusa, pensa e se ne torna con la bustina dell'uvetta sultanina e i datteri che erano sul tavolo. Ne prende una generosa manciata sia dell'una che degli altri e li trita finemente con la mezzaluna. Li adagia nel composto. Io intanto, sempre zitta zitta, ho cominciato a montare a neve i 2 albumi con un pizzico di sale. Quando sono compatti e solidi mi fermo e aspetto LEI. 
LEI che intanto ha preso 4 semini di cardamomo e li ha buttati dentro insieme ai gherigli di una decina di noci. Non uso più le fruste, ma con delicatezza e un mestolo di legno unisco tutti gli ingredienti  e aggiungo una bustina  cremor tartato. Per ultimi gli albumi, cercando di non smontarli, con amore e dolcezza.
 LEI ha preparato il contenitore per il pane dolce, uno stampo di silicone rosso fuoco per i plumcake, lo ha unto con un pennello e l'olio extra vergine di oliva  e ha  acceso il forno a 180°. Insieme mettiamo il composto, tirandolo giù tutto con un leccapentole, nello stampo.  Lo stampo lo mettiamo  sulla placca del forno e sul fondo, del forno, aggiungiamo una ciotola di acqua. 




LEI lo lascia cuocere per una ventina di minuti. Gonfia come una mongolfiera ed esce glorioso dallo stampo. LEI lo "assaggia" con lo stecchino di legno e decreta ancora 5 minuti di forno
Arriva un messaggio sul cellulare, LEI lo ignora..... ma non ignora il  dolce, che appena uscito dal forno lascia libero tutto il suo profumo di pane e di dolce. 
Ci sediamo in salotto, sul divano avvolte insieme in una copertina di pail,  davanti al televisore con la nostra fetta di pane fumante e guardiamo un vecchissimo episodio della  "Signora in Giallo",   Jessica Fletcher ci guarda dal video e  ci sorride felice. Siamo felici anche noi, in questa giornata d'autunno, con il nostro pane dolce alle spezie, che pizzica ed è dolcissimo di uve e datteri , avvolte nel tepore di una coperta di affetto e di comprensione, con il nostro bisogno di amore, con la nostra dolce tristezza, ....
 






ingredienti:
200 gr. farina integrale e 150 gr. farina tipo 0
2 uova intere
60 gr. di cacao amaro in polvere
una tazza di tè alla vaniglia
una noce di burro
una manciata di uvetta sultanina
una manciata di datteri bio  (NOBERASCO)
10 noci (NOBERASCO)
1 cucchiaio di cannella in polvere 
4 semi di cardamomo
1 abbondante grattugiata di pepe nero 
1 bustina di cremor tartaro
olio evo e un pizzico di sale




 con questo pane dolce alle spezie fatto a 4 mani partecipiamo al contest di  Monica, Emporio 21







e anche al contest  di  arricciaspiccia   

in collaborazione con  NOBERASCO


 

10 ottobre 2012

6.0 la scia







La teneva per la testa, quella testa piena di riccioli fitti e neri. E non aveva sospettato che potessero essere così morbidi prima di toccarli.
 Lei lo aveva visto subito, appena era entrato nel bar. Era seduta al bancone e parlava con il barman, lo aveva visto e aveva rabbrividito. Aveva visto "dietro".
Questo suo dono o maledizione, come poteva chiamarsi ancora lei non lo aveva capito, questo suo poter guardare dietro le persone e vedere le colpe e le gioie come fossero grandi scie colorate: blu per le colpe, bianco accecante per le gioie. E lui aveva una scia blu così lunga che non se ne  vedeva la fine. Ebbe subito paura. 
Che succede? 
Niente, niente, non è niente.
Ma lui si avvicinava e la sua scia invadeva tutta la stanza, entrava dentro tutti i presenti con la sua aurea nera come la pece a toglier l'aria. Si sentiva odore di muffa, odore di chiuso, di stantio man mano che si avvicinava. 
Ordinò una birra e si sedette sullo sgabello accanto al suo. 
Lei si ritirò ancora di più dalla sua parte, non riusciva a smettere di tremare, quella scia stava invadendo il suo mondo e lui sembrava consapevole del male che portava con se. La guardò. 
Che cosa vedi tesoro? Vedi qualcosa dietro?
Lei scosse la testa e fece per alzarsi e andarsene. Lui la trattenne per un braccio e le bisbiglio nell'orecchio
Lo so che cosa vedi piccola puttana negra, ma non lo racconterai a nessuno vero?
Rovescio il suo testone indietro in una risata sguaiata e fragorosa. Il puzzo di muffa era dappertutto, non lasciava respirare. Lei ansimava. Lo so che cosa vedi, lo so che cosa vedi...... lui sapeva che lei vedeva dietro.... no, forse era la paura che le faceva credere alle sue più inconfessabili fobie.  
Bevve la birra tutta d'un fiato, sempre tenendole i capelli e rovesciandole la testa all'indietro. 
La trascinò giù dallo sgabello e la tenne in ginocchio davanti a se, sembrava enorme. 
E lo sai perché non lo racconterai a nessuno quello che hai visto? ... tu no lo dirai a nessuno perché - e si abbassò per sussarrarglielo all'orecchio - ti ucciderò e  i morti non parlano.
Fu un attimo eterno. Lei sentiva il tanfo provenire da quelle vesti, vedeva la scia crescere e diventare di un blu quasi nero e non c'era posto per nient'altro, sentiva il puzzo dell'alito marcio di quell'uomo così tremendo, sentiva il mondo sparire sotto tutto quel sudiciume.
Un attimo prima di cedere al terrore, mentre lui la stava alzando e tirandola in aria tenendola per la gola con una mano sentì un calore fra di loro. Guardò in basso e vide la sua mano che avvolta in uno squarcio di luce entrava dentro il costato dell'uomo e ne usciva con un cuore nel palmo. Non si era resa conto di quello che stava succedendo, non si era resa conto di quello che stava facendo. Adesso lui la guardava con  occhi increduli e la lasciò andare mentre crollava in ginocchio...
Piccola puttana negra ...
Furono le sue ultime parole biascicate a mezz'aria. 

3 ottobre 2012

2.22 Nel mezzo













Nel mezzo ci siamo noi.
Ci siamo noi con i nostri bagagli di errori e  di cose ben fatte.
Ci siamo noi con i nostri dolori, con le nostre gioie e con il nostro cuore.
Ci siamo noi che ci dibattiamo nelle avversità della vita.
Nel mezzo a questo mare di incertezza ci siamo noi, con i nostri dolori, i nostri amori, i nostri affetti.
E che Dio ce la mandi buona e senza vento.... 
Sarà così




2 ottobre 2012

2.21 Alcione di Semifonte








Alcione di Semifonte






Apro gmail, stamani. Apro la posta come tutte le mattine. Controllo e spulcio messaggi, rispondo e mi metto a lavorare. Poi mi arriva un pro-memoria, apro. Sono rimasta di sasso....

ricordarsi di fare i vaccini alla Yuma e ad Alcione entro fine ottobre

Così, secco e conciso, da non dimenticare, una scadenza. 

Mi sono messa a piangere. Lo so, non è cosa, non è cosa piangere per due amici pelosi che non ci sono più da un anno. Non è cosa parlare di cani, parlare di perdite, parlare dei miei amici fedeli che mai mi hanno tradito fino all'ultimo, compagni di tanti anni di vita, di tanto affetto regalato gratis senza mai chiedere niente in cambio.
Invece si che è cosa.

Lo so,  chi non ha animali o non li ama particolarmente ci prende per scemi, noi animalari, ci prendono tutti per scemi. Perché si finisce per trattarli come fossero di famiglia, ...... e lo sono davvero.
Mi ricordo mia figlia e uno dei suoi primi disegni all'asilo: aveva disegnato, dietro richiesta precisa di ritrarre  la propria famiglia,   la mamma, il babbo, il fratello, lei e Alcione. Non riusciva neanchè a pronunciare bene il suo nome, lo chiamava ACCIONE, ma era il suo amico, il suo pelouche, il suo canone. Ne ha fatto di tutto di quel cane di 35 kg bianco come il latte e tenero come un fiocco di neve. Lui è arrivato a casa nostra a 3 mesi, reale e maestoso con il suo guinzaglietto rosso e il suo laniccio bianco, lei ne aveva 14 di mesi. Lei ha giocato con lui, lo ha vestito come una bambola, lo ha trascinato per le orecchie, gli ha infilato le mani in bocca, ha diviso le sue merende con lui, ci si è addormentata addosso in mezzo alla cucina stanca ed esausta dopo una giornata di asilo. E lui mai avesse fatto una piega, mai uno sguardo torvo, mai provato a ritrarsi, mai andato via, anzi, la cercava disperatamente. Sono stati pappa e ciccia fino alla fine. 
Ma per me aveva un debole: io lo nutrivo con ossi di lesso, pastoni profumati e lui mi si acciambellava addosso sulla poltrona e appoggiava il suo testone sulla mia spalla "sfiatandomi" all'orecchio  e abbandonandosi completamente fra le mie braccia (35 kg. di cane!).  Cane nobile, bellissimo Alcione di Semifonte, con il padre campione di bellezza e il nonno di riproduzione, non che per noi cambiasse qualcosa anche se non lo fossero stati.  Cane intelligente, cane forte come una roccia, aveva un solo punto debole: la gola. E poi dicono che i cani sono come i padroni: hanno ragione, anche il mio punto debole è la gola.



Il suo primo mal di gola ho avuto paura di perderlo: a un anno poco più non riusciva ad alzarsi perché aveva la febbre e io di corsa a rotta di collo dal veterinario urlando come una pazza. E giù punture di antibiotici, capsuloni e tanto affetto.
Scappava, ogni tanto faceva una zingarata. Spesso andava a cercare una sua cara amica, una barboncina di 3 kg, forse, delle dimensioni di un piccione se gli toglievi tutti i riccioli. 
E Antonio, il padrone di lei mi chiamava con la voce sorridente e mi diceva che Alcione era li, si, stava bene ed era in ottima compagnia, che lo aveva legato al guinzaglio così potevo andarmelo a prendere quando volevo, anche più tardi perché tanto non dava fastidio, anzi...... 
Abitando in campagna era facile per lui "sparire" di tanto in tanto a fare queste fuitine amorose. 
Il vecchio, questo 29 ottobre avrebbe compiuto 15 anni, il vecchio negli ultimi tempi aveva accusato gli acciacchi. Si prendeva 3 integratori alimentari di quelli a bomba per riuscire ad alzarsi, aveva occhi lanquidi e cadenti ma quando c'era da spargere affetto era rimasto un cucciolo. Impetuoso, irruento, affettuosissimo e gentilissimo il mio vecchio. Io lo prendevo sempre in giro, gli chiedevo se a lui la scatola cranica gli servisse solo per portare in giro  "gli uccellini a covo", come si dici a Firenze, o se ci fosse qualcosa dentro: lui mi guardava e mi dava una zampatina. 
Poi arrivò lei, la signorina Yuma, come l'ultimo treno per Yuma. Miele, manto color miele, più tozza del padre (LUI era il padre), un cucciolo tutto pancia e occhi. Ci guardava tremante e guaiva perché non voleva stare da sola. Crescendo poi ha fatto amicizia con quel cane grande più di lei e sono felicemente vissuti insieme nel recinto sotto gli alberi gocciolanti di fresco.
Crescendo è deventata l'ombra di Paolo, il mio compagno. Un passo lui e uno lei. E giù affetto a tutto spiano. Non c'era momento che non infilasse il suo tartufo di velluto sotto un braccio per farsi accarezzare, non c'era momento che ti lasciasse in pace senza cercare il contatto.
Ho un'istantanea scattata nella testa. Paolo seduto in mezzo al campo mentre si riposa con il decespugliatore da una parte e dei seduta accanto con l'auricolare dell'mp3 mentre ascolta la musica con il suo "padrone".   Io ce l'ho stampata nella testa, mi piacerebbe averla avuta davvero la macchina fotografica e fare uno scatto al quel suo codone bianco appoggiato sull'erba e l'auricolare nell'orecchio. E pensate che se ne andasse? No, stoicamente ascoltava anche la musica per un pezzetto di affetto.

la Yuma felice nella neve




A tre anni un tumore alle ovaie e ci siamo tolti il pensiero dei possibili cuccioli... peccato.
A cinque anni le prime crisi epilettiche. E vai con le medicine. Sedativi pesanti per tenere le crisi sotto controllo, a intervalli di 12 ore tassativamente, con una finestra di 30 minuti di comporto.
7.30 di mattino 19.30 di sera: Natale, capodanno, acqua, neve, gelo, sole..... sono stati 3 anni intensi E faticosi ma non rimpiango di essermi alzata una mattina, perché  tutti i suoni della sveglia ci hannno regalato del tempo in più con lei. E le crisi sempre più frequenti e i dosaggi sempre più potenti.
Aveva fame, sempre. Lei non mangiava i croccantini, lui li sgranocchiava con calma come fossero noccioline, lei li "risucchiava" come un'idrovora. Lei era diventata pesante, le medicine avevano avuto la sua parte. A gennaio del 2011 abbiamo aggiunto anche il bromuro di sodio per dare maggiore peso alle già tante compresse di gardenale. A settembre, verso la metà, quando c'era l'uva sui filari, quella che andava sempre a rubare golosamente, l'utima crisi.
Quella volta la crisi l'aveva lasciata prostrata. Camminava a fatica. Problema neurale, aveva sentenziato la veterinaria di sempre diventata amica. E giù cortisone con terapia a scalare.
L'ultima l'aveva distrutta., semiparalizzata.  Non si alzava più se qualcuno non le tirava su le gambe di dietro.
Sempre a peggiorare finche il 23 di settembre non riusciva a muovere niente altro che la testa. E ci guardava con quegli occhioni pieni d'amore disperata per non potercelo dimostrare.
Siamo andati dalla veterinaria con una speranza. Siamo tornati da soli.
Ragazzi, quello che potevamo fare l'abbiamo fatto. Ora dovete solo lasciarla andare.
Il primo pensiero è NO. Poi ti rendi conto che non puoi continuare a vederla soffrire cosi, ti rendi conto che per il bene che ti vuole tu devi aiutarla ad andarsene senza soffrire ancora.
L'ultimo respiro, gli occhi che si chiudono, il morbido calore del suo pelo sotto la tua mano.
Così se n'è andata, con dolcezza e con noi accanto.
State attenti ad Alcione, soffrirà di nostalgia e di solitudine - aveva dello la Lucia, la veterinaria.
Allora coccola il vecchio, tienilo in casa, non farlo star solo, portalo a fare delle belle passeggiate.
Ossi di stinco, pappe pregiate con il pane come piaceva a lui.
Il 14 di ottobre, mentre stavamo mettendo a posto il garage e lui ci girellava intorno come sempre ci siamo distratti un attimo e.... pufh, era sparito.
L'abbiamo cercato nei soliti posti, siamo andati nel bosco, al fiume, di la dal fiume, al mulino, dalla barboncina... niente, sparito, volatilizzato. Se n'è andato a morire da solo, non mi ha neanche salutato quella testa di cane. E ancora sono qui che ci penso.


Yuma, Yumen Yumina declinazione del cane più affettuoso del mondo, lei nel suo abitat preferito, la neve!





Lo so, lo so. Ci sono persone che soffrono, e me ne dispiace.
Ma non chiedetemi di non ricordarmi che ho sofferto e che ancora ho nostalgia dei miei amici pelosi.
Ho detto che no, non avrei più preso un cane in vita mia, si soffre troppo e poi... dopo 14 anni possiamo stare un po' "liberi"

Alla fine di novembre è arrivata Holly, dal canile di Cavriglia, una cucciola che ha più incroci di uno svincolo, l'aspetto e il naso di un setter e la stazza di un maremmano. Sono andata al canile in visita e sono tornata con questa palla di pelo.  Ci ha riempito di leccate da subito e ha un carattere bizzarro e affettuoso.
Avevo giurato che non avrei più preso un cane in vita mia.... ma in fin dei conti LEI  non è solo un cane, è la mia bambina con il pelo e sono sicura che LEI non mi tradirà mai.


la Holly, ancora cucciola.... dispettosa?