sono solo pensieri in ordine sparso

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21 dicembre 2012

6.6 la fine del mondo















Per questa fine del mondo tanto attesa cosa meglio del suon di un sitar  per aspettare insieme?
Si aprirà questo portale, questo allineamento celeste, questo amore universale.... 
Macchè, niente, per ora non funziona.
Io ci avevo anche un po' spera-creduto, o almeno ci avevo provato. 
Mi dicevo, ma magari, magari qualcuno ci desse una mano a risollevare questo macello umano, di nome e di fatto, magari qualcuno aprisse le nostre piccole menti e ci portasse verso un comune sentire, un comune rispetto per la propria e la altrui vita....
Dico sempre che bisogna sognare, non bisogna smettere, perché i sogni sono l'energia che muove il mondo: però fate sogni belli, non fate incubi, sognate di laghi e di cascate, sognate di agnellini belanti e di nuvole morbide e soffici, sognate di amore e di altri sentimenti, sognate di pace e di bene, sognate prati verdi e enermi distese di neve.... abbiate una buona vita.
Ci rivediamo nel 2013, mi disintossico un po' dalla rete, se ce la faccio!


12 dicembre 2012

6.5 ... cambia, tutto cambia














stamani mi sono alzata che ero più stanca di ieri sera quando sono andata a letto.
ho un pensiero che mi gira nella testa notte e giorno, il primo al mattino, l'ultimo prima di addormentarsi.
un chiodo. piantato nel cervello.
ma passerà, ora c'è poco, passerà tutto e sarà solo un ricordo lontano.


oggi, 12.12.2012  si aprirà l'ultimo portale cosmico ....

da qualche parte qualcosa di incredibile è in attesa di essere conosciuto



" ...E ciò che è cambiato ieri
di nuovo cambierà domani
così come cambio io
in questa terra lontana.
Cambia, tutto cambia…”

dallo splendido blog  Occhi di terra e di cielo



7 dicembre 2012

6.4 il risotto con gli scampi e .... non ho resistito....











Si, non ho resistito, mi perdonerete.
Mi perdonerà il Santo Padre, mi perdonerete voi ma Massimo Gramellini, uno dei giornalisti più brillanti e spregiudicati del panorama italiano, mi ha sfidato, mi ha fatto ridere e sorridere con questo suo modo diretto di dire le cose .....



In occasione del Santo Natale e del Santissimo Twitter, dove Benedetto XVI sbarcherà a giorni con il profilo Pontifex, da ieri è possibile inviare una domanda al Papa digitando un massimo di 140 caratteri sul telefonino. Gli italiani, popolo profondo e spirituale, ne hanno immediatamente approfittato per rivelare a Ratzinger i loro tormenti interiori. «Benedè, di’ la verità. Ogni tanto ce ’a metti ’a nutella dentro l’ostia?», «Se ti mando un po’ di casse d’acqua, mi rimandi indietro i boccioni di vino?», «Santo Padre, ma è lei a essere responsabile dell’evoluzione di Terence Hill da Trinità a don Matteo?», «Visto che c’hai contatti boni, ti fai dire perché Noè ha caricato quelle minchia di zanzare?», «Se qui sulla terra c’è il digitale terrestre, in paradiso hanno il digitale celeste?», «Ok l’invasione delle cavallette e la tramutazione dell’acqua in sangue, ma la Santanché era indispensabile?», «E’ vero che chi fa la spia è figlio di Maria?», «Si mette mai sui condotti d’aria con la gonna per imitare Marilyn Monroe?», «Se il diavolo veste Prada, lei veste Dolce & Gabbana?», «Che me prendi ’na stecca de sigarette, che ’ndo stai tu costano meno?», «Ti è piaciuto l’ultimo di Lady Gaga?», «Sopra la papamobile come stai messo co’ la sinusite?», «Ma er papa c’ha ’e scarpette rosse perché giocava a basket?», «E’ vero che il terzo segreto di Fatima è la birra non pastorizzata?». 

Non si offenda, Santità. Siamo italiani. Comici per timidezza. E leoni da tastiera quando nessuno ci vede. Dal vivo, metà di questi le bacerebbe l’anello e l’altra metà, baciandolo, glielo sfilerebbe dal dito. 
 

Non vi sembra meraviglioso? Questi siamo noi, nudi e crudi.
Ma invece crudi non erano gli scampi del risotto.



per 4 persone

350 gr. di riso carnaroli 
8 scampi 
aglio e prezzemolo
4 pomodorini 
olio extra vergine di oliva
1/2 bicchiere di vino bianco
sale e pepe

Niente di più semplice: fate soffriggere un abbondante battuto di aglio e prezzemolo nell'olio evo, spellate i pomodorini maturi e taglieteli a dadini. Aggiungeteli nel soffritto e dopo un paio di minuti aggiungete anche gli scampi pulite e aperti a metà nel senso della lunghezza.  Bagnate con il vino e fate sfumare, aggiustate di sale e pepe. Nell'acqua dove andrete a cuocere il riso  mettete un paio delle testoline delle vostre bestiole e portate fino quasi a cottura. Scolatelo direttamente con una ramina nella padellona del sugo e finite di cuocere aggiungendo se necessario un po' di acqua di cottura. Spolverate con prezzemolo e pepe.
Buon appetito anche a Sua Santità..... ma anche ai bambini africani!

6 dicembre 2012

6.3 ancora nuvole a bassa quota











sabato mattina
ore 08.30
mi affaccio alla finestra e, giuro, questo era il panorama
ho pensato che sarebbe stato bello aprire le finestre e respirare tutta quella magia
sono felice di riuscire a "vedere" ancora dolcezza e poesia nel mondo
perchè c'è, ce n'è ancora, solo rimane spesso nascosta sotto la coltre di cattiveria...


28 novembre 2012

2.26 permettetemi di ringraziare.... per la vittoria, per le parole....







Permettetemi di ringraziare.
Permettetemi di ringraziare la Monica 
e permettermi di ringraziare la  Giovanna
Sono felice, contenta e appassionatamente stravolta per questa vittoria.
Sono felice che il mio pane alle spezie sia piaciuto e sia stato all'altezza della vittoria
Soprattutto sono felice per le parole che queste due meravigliose ragazze hanno usato per premiarlo:

 A prima vista sembra il pain d'epices francese. Sembra,appunto. Il pan di spezie di Sandra è qualcosa di nuovo ,ha il pregio di essersi reinventato e calibrato negli ingredienti.L'aggiunta sorprendente del tè alla vaniglia lo rende unico ed accattivante.La danza sensoriale provocata dai datteri,l'uvetta,la cannella e il cardamomo lo rende anche un degno protagonista di preziose tavole natalizie.
Il post di Sandra invece per noi è stato il classico coup de coeur,per continuare l'assonanza con i nostri cugini d'Oltralpe.Un colpo al cuore,un'immediatezza di sentimenti altalenanti.Tenerezza,malinconia.....Un incontro madre-figlia di quelli che ti lasciano il segno.Sandra ci ha offerto uno spaccato delizioso di un giorno della sua vita.e la cosa più sorprendente è stata l'abilità dell'autrice nel mescolare ricetta e sentimenti.Sia a me che Giovanna è sembrato di stare proprio lì con lei ,mani in pasta e cuore in mano..
delle parole bellissime per me, sono stata ascoltata, capita e condivisa da due belle donne e spero anche dagli altri che hanno avuto voglia di leggere questo post.
Grazie, mi sembra riduttivo, ma grazie a tutti!!!!

27 novembre 2012

2.25 i buchini nel cuore




musica per la lettura 










Tutti sanno che nel nostro cuore ci sono due buchini microscopici: uno per far entrare i sentimenti e l'altro per far uscire i dolori. 
Si, perché le gioie ce le teniamo strette ma i dolori è bene lasciarli andare subito. Il trucco per lasciarli andare  è quello di non pensarci troppo: se tu smetti di dargli ascolto dopo un po' se ne vanno perché non si divertono più, non riescono più a farti male. 
Appena arrivano non li puoi mandare via, li devi conoscere, li devi imparare a sentire, li devi affrontare allo scoperto: allora e solo allora gli puoi indicare l'uscita e invitarli ad andarsene.... e loro lo faranno perchè se li conosci non possono più farti altro male, non devi lasciartelo fare altro male, li devi esiliare. E guarda caso  il foro per l'uscita  ha una corsia preferenziale per i dolori, una corsia sempre libera da ingorghi e in discesa, perchè quando è il momento è il momento e non si puo' mettere tempo in mezzo.

Ma le gioie, ohhh, le gioie invece ce le dobbiamo tenere tutte strette strette dentro al cuore. C'è un cantuccino apposta per le goie, è nell'angolo sinistro in alto, e non fatevi ingannare, al primo sguardo uno pensa  "ma che vuoi che ci stia in un cantuccino così piccolo!" e invece no, c'è tanto di quel posto da non credere. E io le metto tutte lì, alla rinfusa perchè le gioie non devono essere ordinate altrimenti non si ritrovano. Invece se senti un profumo di gelsomino ecco che subito ti viene in mente tu che da bambina passeggi nel lungo viale alberato per andartene al mare con la mano nella mano della mamma, e ti guardi intoro e vedi tutti i cortili delle case con questi immensi gelsomini verdi e bianchi pieni di profumo e tu lo senti quel profumo e insieme ti arriva la gioia del ricordo, la serenità. Oppure quando senti una canzone e ti viene subito in mente il vostro primo bacio, e ti ricordi il calore di quella bocca e tutto l'amore del mondo. Oppure se vedi un colore e ti torna in mente la prima volta che hai visto i tuoi figli appena usciti alla vita.... Bisogna tenerle in ordine sparso altrimenti non le trovi quando ti ci vogliono, le gioie. 
E alle gioie bisognerebbe mettergli un promemoria, come si fa con il telefonino per ricordarsi le cose: ogni tot di ore una gioia deve venire fuori, comunque e sempre, per allietare questa vita difficile e faticosa. Bisogna pensare alle cose belle e non a quelle brutte. 

Tutti sanno che nel nostro cuore ci sono due buchini microscopici: uno per far entrare i sentimenti e l'altro per far uscire i dolori.


25 novembre 2012

2.24 ovunque proteggi







Non dormo ho gli occhi aperti per te,
guardo fuori e guardo intorno
come è gonfia la strada
polvere e vento nel viale del ritorno...

Quando arrivi, quando verrai per me
guarda l'angolo del cielo
dove è scritto il tuo nome,
dove è scritto nel ferro...

Nel cerchio d un anello...
dove ancora mi innamoro
e mi fa sospirare così...
adesso e per quando tornerà l'incanto

E se mi trovi stanco
e se mi trovi spento
sei meglio già venuto
e non ho saputo
tenerlo dentro me

I vecchi già lo sanno il perché
e anche gli alberghi tristi
che troppo e per poco e non basta ancora
ed è una volta solo

E ancora proteggi la grazie del mio cuore
adesso e per quando tornerà l'incanto...
l'incanto di te...
di te vicino a me.

Ho sassi nelle scarpe
e polvere sul cuore
freddo nel sole
e non bastan le parole

Mi spiace se ho peccato,
mi spiace se ho sbagliato
se non ci sono stato
se non sono tornato

Ma ancora proteggi la grazie del mio cuore
adesso e per quando tornerà il tempo...
il tempo per partire...
il tempo di restare
il tempo di lasciare
il tempo di abbracciare..

In ricchezza e in fortuna
in pena e in povertà
nella gioia e nel clamore
nel lutto e nel dolore
nel freddo e nel sole
nel sonno e nel rumore
ovunque proteggi la grazia del mio cuore
...ovunque proteggi la grazia del tuo cuore

ovunque proteggi proteggimi nel male
ovunque proteggi la grazie del tuo cuore 


Ma ancora proteggi la grazia del mio cuore,
adesso e quando tornerà l'incanto....

E l'incanto tornera Stellina, tornerà ma non come siamo abituati a viverlo in questa dimensione terrena.
Tornerà l'incanto, Stella Stellina, tornerà e sarà bellissimo, si porterà via tutte le sofferenze e tutto il dolore, si porterà via tutti i giorni bui lasciando solo luce e splendore, Stella Stellina, le tue lacrime saranno asciugate dai baci amorosi di chi ritroverai oltre questo terreno vivere.
Ovunque proteggi, Stella Stellina, ovunque proteggi e che tu sia finalemente in pace dopo mesi di agonia e speranza.

...ma ancora proteggi la grazia del mio cuore
adesso e per quando tornerà l'incanto....

ciao Manuela....

foto dal web





Testo della canzone Ovunque proteggi di Vinicio Capossela dall'album Ovunque proteggi Non dormo ho gli occhi aperti per te, guardo fuori e guardo intorno come è gonfia la strada polvere e vento nel viale del ritorno... Quando arrivi, quando verrai per me guarda l'angolo del cielo dove è scritto il tuo nome, dove è scritto nel ferro... Nel cerchio d un anello... dove ancora mi innamoro e mi fa sospirare così... adesso e per quando tornerà l'incanto E se mi trovi stanco e se mi trovi spento sei meglio già venuto e non ho saputo tenerlo dentro me

Leggi tutto il testo su: http://singring.virgilio.it/testi/vinicio-capossela/testo-ovunque-proteggi.htmlNon dormo ho gli occhi aperti per te,
guardo fuori e guardo intorno
come è gonfia la strada
polvere e vento nel viale del ritorno...

Quando arrivi, quando verrai per me
guarda l'angolo del cielo
dove è scritto il tuo nome,
dove è scritto nel ferro...

Nel cerchio d un anello...
dove ancora mi innamoro
e mi fa sospirare così...
adesso e per quando tornerà l'incanto

E se mi trovi stanco
e se mi trovi spento
sei meglio già venuto
e non ho saputo
tenerlo dentro me

I vecchi già lo sanno il perché
e anche gli alberghi tristi
che troppo e per poco e non basta ancora
ed è una volta solo

E ancora proteggi la grazie del mio cuore
adesso e per quando tornerà l'incanto...
l'incanto di te...
di te vicino a me.

Ho sassi nelle scarpe
e polvere sul cuore
freddo nel sole
e non bastan le parole

Mi spiace se ho peccato,
mi spiace se ho sbagliato
se non ci sono stato
se non sono tornato

Ma ancora proteggi la grazie del mio cuore
adesso e per quando tornerà il tempo...
il tempo per partire...
il tempo di restare
il tempo di lasciare
il tempo di abbracciare..

In ricchezza e in fortuna
in pena e in povertà
nella gioia e nel clamore
nel lutto e nel dolore
nel freddo e nel sole
nel sonno e nel rumore
ovunque proteggi la grazia del mio cuore
...ovunque proteggi la grazia del tuo cuore

ovunque proteggi proteggimi nel male
ovunque proteggi la grazie del tuo cuore

11 novembre 2012

3.3 il NINESTRONE


IMPORTANTE:
mi dice Nina che sono un po' in ritardo, di circa 12 mesi... il ninestrone era organizzato per il calendario del 2012. 
Ma ormai ho scritto e disegnato volentieri per il Ninestrone e non lo cancello, vorrà dire che lo leggerete pensando a quanto sono "fiorita".



da ascoltare cucinando o leggendo






Cara Nina,
non ci conosciamo ancora, grazie per avermi dato  questa occasione.
Il mio NINESTRONE sarà bellissimo


sarà colorato
sara profumato 
sarà entustiasta
sarà pieno di lampi e fulmini e gocce di pioggia
sarà meraviglioso
sarà pieno di ricordi
condito con emozioni forti
condito con colori da tutto il mondo
con spezie rare e passioni
con crisi e confusioni
con brividi, batticuori e sentimenti misti
sarà un ricordo, uno dei più dolci che ho, 
ma c'è posto per tanti ricordi
e per tanti sentimenti nella mia casa
e questo lo divido con la Nina
volentieri











Avrò avuto si e no 5 anni. Ero piccola, magra, sempre pallida come un lenzuolo fresco di bucato, solo gli occhi in movimento con cui esploravo il mondo. Sempre stata curiosa, sempre. 
Ero seduta al tavolo, con le braccia appoggiate e il mento appoggiato sulle mani, dondolavo i piedi che non toccavano terra e guardavo. Guardavo la nonna che preparava la minestra di pane. La minestra di pane per la nonna era una sfida tutte le volte, perché tutte le volte si poteva migliorare. 
E intanto io domandavo dondolando i piedi ora insieme ora uno per uno.

           Nonna, perché affetti la cipolla, puzza...

Ma ciottolino mio, per fare una bella minestra di pane ci vogliono tutte le verdure: ci vuole la        cipolla    che insieme all'olio fa quel buon profumo, ci vuole la carota che gli regala un po' di dolcezza, ci vuole il sedano con le sue foglie verdi, il cavolo nero, le patate e poi c'è lui, il re della minestra....

           E chi  è lui nonna? 

.. e intanto il moto continuo delle mie gambe andava aumentato sempre di più per la curiosità. Lui, chi poteva mai essere lui? Intanto la nonna metteva la cipolla nell'olio, ed era vero, si sentiva un buon profumo, poi aggiungeva la carota tagliata a fette, il cavolo a rondelle, le patate a pezzettoni, il cavolo nero e via con una sinfonia di profumi da far girare la testa! E poi mi guardava, mi sorrideva mentre si puliva le mani sul grembiolone bianco di cotone  da cucina e sgranando gli occhi di diceva...

Lui, il fagiolo magico... il fagiolo e tutti i suoi fratelli che fanno il brodo più sodo  insieme alle patate: un po' passati con il passatutto e un po' interi. E poi la magia, quella vera....

A quel punto le mie gambette si fermavano e i miei occhi diventavano grandi e sgranati come tutta la mia faccina. La magia, quella vera?????

sssttttt, non lo dire mai a nessuno, mi raccomando, questo sarà il nostro segreto:  questo è il tocco di magia per la mia minestra di pane, ricordatelo e quando sarai grande lo dirai alla tua bambina... la magia vera è questa ...

e aprendo  il palmo della mano mi mostrava i chicchi neri bitorzoluti che danzavano insieme rotolando allegri... annusavo e subito mi venina da ridere perché mi  pizzicava il naso....il pepe. I chicchi entravano felici  dentro il pentolone, il coperchio si chiudeva e ci si poteva dedicare ad altre cose mentre le verdure diventavano minestra di pane.
Ci si poteva dedicare a fare meranda con pane vino e zucchero mentre ci si raccontava una favola, o ci si poteva dedicare a fare merenda con i biscottini di zucchero e cannella mentre di giocava a carte, o si poteva andare a prendere un gelato mano nella mano mentre io ascoltavo e lei parlava. 

Vorrei poter tornare indietro e cancellare tutte le volte che ti ho fatto arrabbiare nonna MIA, vorrei tornare indietro e mettere le mani nei tuoi riccioli sale e pepe e ridere con te, vorrei tornare indietro e parlare per ore e sentirti raccontare di quando tu eri giovane o di quando io ero bambina,  io ti amo adesso più di allora anche se non ci sei più, perdonami nonna, perdona  il mio egoismo da troppo adolescente, io ti amo adesso più di allora.



cotto



 crudo.....

         


7 novembre 2012

6.2 Ho voglia di tacchi a spillo








Ho voglia di tacchi a spillo.
Ho voglia di stare una serata dentro la vasca da bagno fra sali e profumi, erbe aromatiche e vapori con uno dei miei libri preferiti fra le mani e una sigaretta (maledetta me che ho smesso di fumare da 10 anni). Ho voglia di stare un'ora a truccarmi, a pettinarmi e a guardarmi nello specchio.
Mi metterò la mia gonna preferita, quella nera a tubino appena sopra il ginocchio, che mi fascia oramai troppo  perché con gli anni mi ci sono allargata dentro. Mi metterò il mio dolcevita nero, le calze nere. E le scarpe rosse, laccate, alte stratosfericamente alte e con i tacchi a spillo,  la collana rossa di ceralacca cinese e gli orecchini ancora rossi che contrastano con il verde dei miei occhi.
Mi guarderò alla specchio e vedrò qualcuno che non riconosco più. Troppi anni, troppe rughe, troppe cicatrici e troppi chili, troppo tempo. Tutto troppo.

5 novembre 2012

6.1 Gli olivi





Glory box, Portished






Da noi ci sono gli olivi testardi. 
Testardi quasi quanto i contadini, non si sa quale delle due specie ha preso dall'altra. 
Gli olivi sono testardi e testardamente crescono, spuntano, nascono e producono. 
In un terreno ingrato, fatto di galestro e di sassi quasi affioranti, con la nebbia che appare alla fine di ottobre e se ne va alla fine di marzo, con il fiume a due passi, con un vento incessante e dissacrante che smuove le radici di continuo, ma loro, testardi, nascono, cresco e producono.
E quando arriva il momento di brucare le olive si comincia la mattina a giorno e si finisce la sera a buio.
Novembre, il mese dei morti, il mese della nebbia e della pioggia. E sempre, quando si brucano le olive, la nebbiolina ti si infila addosso come fosse fatta di spilli, ti entra dentro le ossa e arrivi alla sera che ti fa male anche la punta dei capelli e non vedi l'ora di toglierti gli scarponi e mettere i piedi davanti al fuoco acceso nel caminetto. Quando non piove. Quella pioggia fine e infida, quella che ti ritrovi molle fino al midollo e non te ne sei neanchè accorto.
Ma alla fine, quando trascini le balle al frantoio e te ne torni a casa con gli otri dell'olio caricati sul carretto ti compiaci con te stesso, che anche per quest'anno hai l'olio fino alla prossima stagione e che, con il maiale e quel campo di grano su cui ti sei spaccato la schiena per seminare ti consentiranno di dare da mangiare a tutte le bocche di casa. 
Ringrazia gli olivi mentre cogli, diceva sempre la mia nonna, ringrazia gli olivi che ti restituiscono il favore per le cure che tu gli presti durante l'anno, ringrazia gli olivi bambino mio, diceva. 
E io ho sempre ringraziato, con fatica ma ho sempre ringraziato.

30 ottobre 2012

3.2 Un pane dolce di spezie e LEI



da ascoltare

per gli occhi:








Sono arrivata a casa dopo il lavoro, qualche giorno fa e LEI era là, che girava intorno al tavolo. Sopra c'erano le farine integrali,  un cucchiaio sporco di cacao in polvere, forchette e coltelli, barattolini di spezie, pepe, noci, datteri, il frullatore sporco e LEI. 
LEI con un grembiule bianco più grande di lei, annodato sui fianchi insieme alle mani. 
LEI che mi guarda con occhi appena finiti di piangere e i riccioli mogano di henne mossi e scomposti intorno al visino.
LEI che mi parla, con vocina sommessa e rotta 
mamma...
e il mio cuore si scioglie. Si scioglie sempre quando i miei figli mi chiamano mamma. 
Che cosa era successo, chiedo. Niente, risponde, giornata storta. 
Faccio i conti, 28 giorni, la luna nuova? No, cose da donne anche se bambine, sbalzi di ormone pazzerello, tristezza d' autunno, pensieri che cadono come le castagne dai ricci.
L'abbraccio tutta e me la coccolo un po', in fin dei conti ha solo 15 anni e 9 mesi la mia bambina.
Finiamo insieme di fare questo pane dolce, a quattro mani. Preparo il tè alla vaniglia per fare il dolce e ne preparo una tazza anche per noi. Ce lo sorseggiamo con gli occhi sorridenti perché siamo sedute accanto e ci sfioriamo con i pensieri.
 Ti voglio bene, le dico e LEI: anch'io mamma...
e il mio cuore si scioglie di nuovo come neve al sole, lasciando una scia di zucchero nel mio pensiero.

Finiamo di sorseggiare il te alla vaniglia, senza zucchero per me e con il fruttosio per lei, e cominciamo con il dolce. La ricetta è una che sta fra il pane dolce e il plumcake, fra il cielo e la terra insomma. 
Prendiamo 200 gr. di farina integrale e 150 gr. di farina tipo 0, li mettiamo in una capiente ciotola. Aggiungiamo 2 tuorli d'uovo, 60 gr. di cacao amaro in polvere, una tazza di tè alla vaniglia, 1 cucchiano di cannella. Cominciamo a unire gli ingredienti con le fruste elettriche, si fa meno fatica così. LEI mi guarda e apre il frigo: se ne torna con una vaschetta di labne (il Philadelphia) e ce ne aggiunge un paio di cucchiai abbondanti. Non protesto, non protesto perchè proprio non è cosa oggi protestare, si potrebbe fomentare la 3 guerra mondiale. Poi mi guarda ancora, io con le fruste che impasto e LEI  ferma con il ditino sulle labbra che pensa e ripensa. Prende una noce di burro, ma poco, e lo getta con rabbia nella ciotola. E io ancora zitta zitta che frullo e impasto silenziosa. LEI prende il pepe nero in grani e da una bella grattugiata dentro la ciotola. Si affaccia alla credenza e si accoccola cercando. Sbuffa, annusa, pensa e se ne torna con la bustina dell'uvetta sultanina e i datteri che erano sul tavolo. Ne prende una generosa manciata sia dell'una che degli altri e li trita finemente con la mezzaluna. Li adagia nel composto. Io intanto, sempre zitta zitta, ho cominciato a montare a neve i 2 albumi con un pizzico di sale. Quando sono compatti e solidi mi fermo e aspetto LEI. 
LEI che intanto ha preso 4 semini di cardamomo e li ha buttati dentro insieme ai gherigli di una decina di noci. Non uso più le fruste, ma con delicatezza e un mestolo di legno unisco tutti gli ingredienti  e aggiungo una bustina  cremor tartato. Per ultimi gli albumi, cercando di non smontarli, con amore e dolcezza.
 LEI ha preparato il contenitore per il pane dolce, uno stampo di silicone rosso fuoco per i plumcake, lo ha unto con un pennello e l'olio extra vergine di oliva  e ha  acceso il forno a 180°. Insieme mettiamo il composto, tirandolo giù tutto con un leccapentole, nello stampo.  Lo stampo lo mettiamo  sulla placca del forno e sul fondo, del forno, aggiungiamo una ciotola di acqua. 




LEI lo lascia cuocere per una ventina di minuti. Gonfia come una mongolfiera ed esce glorioso dallo stampo. LEI lo "assaggia" con lo stecchino di legno e decreta ancora 5 minuti di forno
Arriva un messaggio sul cellulare, LEI lo ignora..... ma non ignora il  dolce, che appena uscito dal forno lascia libero tutto il suo profumo di pane e di dolce. 
Ci sediamo in salotto, sul divano avvolte insieme in una copertina di pail,  davanti al televisore con la nostra fetta di pane fumante e guardiamo un vecchissimo episodio della  "Signora in Giallo",   Jessica Fletcher ci guarda dal video e  ci sorride felice. Siamo felici anche noi, in questa giornata d'autunno, con il nostro pane dolce alle spezie, che pizzica ed è dolcissimo di uve e datteri , avvolte nel tepore di una coperta di affetto e di comprensione, con il nostro bisogno di amore, con la nostra dolce tristezza, ....
 






ingredienti:
200 gr. farina integrale e 150 gr. farina tipo 0
2 uova intere
60 gr. di cacao amaro in polvere
una tazza di tè alla vaniglia
una noce di burro
una manciata di uvetta sultanina
una manciata di datteri bio  (NOBERASCO)
10 noci (NOBERASCO)
1 cucchiaio di cannella in polvere 
4 semi di cardamomo
1 abbondante grattugiata di pepe nero 
1 bustina di cremor tartaro
olio evo e un pizzico di sale




 con questo pane dolce alle spezie fatto a 4 mani partecipiamo al contest di  Monica, Emporio 21







e anche al contest  di  arricciaspiccia   

in collaborazione con  NOBERASCO


 

10 ottobre 2012

6.0 la scia







La teneva per la testa, quella testa piena di riccioli fitti e neri. E non aveva sospettato che potessero essere così morbidi prima di toccarli.
 Lei lo aveva visto subito, appena era entrato nel bar. Era seduta al bancone e parlava con il barman, lo aveva visto e aveva rabbrividito. Aveva visto "dietro".
Questo suo dono o maledizione, come poteva chiamarsi ancora lei non lo aveva capito, questo suo poter guardare dietro le persone e vedere le colpe e le gioie come fossero grandi scie colorate: blu per le colpe, bianco accecante per le gioie. E lui aveva una scia blu così lunga che non se ne  vedeva la fine. Ebbe subito paura. 
Che succede? 
Niente, niente, non è niente.
Ma lui si avvicinava e la sua scia invadeva tutta la stanza, entrava dentro tutti i presenti con la sua aurea nera come la pece a toglier l'aria. Si sentiva odore di muffa, odore di chiuso, di stantio man mano che si avvicinava. 
Ordinò una birra e si sedette sullo sgabello accanto al suo. 
Lei si ritirò ancora di più dalla sua parte, non riusciva a smettere di tremare, quella scia stava invadendo il suo mondo e lui sembrava consapevole del male che portava con se. La guardò. 
Che cosa vedi tesoro? Vedi qualcosa dietro?
Lei scosse la testa e fece per alzarsi e andarsene. Lui la trattenne per un braccio e le bisbiglio nell'orecchio
Lo so che cosa vedi piccola puttana negra, ma non lo racconterai a nessuno vero?
Rovescio il suo testone indietro in una risata sguaiata e fragorosa. Il puzzo di muffa era dappertutto, non lasciava respirare. Lei ansimava. Lo so che cosa vedi, lo so che cosa vedi...... lui sapeva che lei vedeva dietro.... no, forse era la paura che le faceva credere alle sue più inconfessabili fobie.  
Bevve la birra tutta d'un fiato, sempre tenendole i capelli e rovesciandole la testa all'indietro. 
La trascinò giù dallo sgabello e la tenne in ginocchio davanti a se, sembrava enorme. 
E lo sai perché non lo racconterai a nessuno quello che hai visto? ... tu no lo dirai a nessuno perché - e si abbassò per sussarrarglielo all'orecchio - ti ucciderò e  i morti non parlano.
Fu un attimo eterno. Lei sentiva il tanfo provenire da quelle vesti, vedeva la scia crescere e diventare di un blu quasi nero e non c'era posto per nient'altro, sentiva il puzzo dell'alito marcio di quell'uomo così tremendo, sentiva il mondo sparire sotto tutto quel sudiciume.
Un attimo prima di cedere al terrore, mentre lui la stava alzando e tirandola in aria tenendola per la gola con una mano sentì un calore fra di loro. Guardò in basso e vide la sua mano che avvolta in uno squarcio di luce entrava dentro il costato dell'uomo e ne usciva con un cuore nel palmo. Non si era resa conto di quello che stava succedendo, non si era resa conto di quello che stava facendo. Adesso lui la guardava con  occhi increduli e la lasciò andare mentre crollava in ginocchio...
Piccola puttana negra ...
Furono le sue ultime parole biascicate a mezz'aria. 

3 ottobre 2012

2.22 Nel mezzo













Nel mezzo ci siamo noi.
Ci siamo noi con i nostri bagagli di errori e  di cose ben fatte.
Ci siamo noi con i nostri dolori, con le nostre gioie e con il nostro cuore.
Ci siamo noi che ci dibattiamo nelle avversità della vita.
Nel mezzo a questo mare di incertezza ci siamo noi, con i nostri dolori, i nostri amori, i nostri affetti.
E che Dio ce la mandi buona e senza vento.... 
Sarà così




2 ottobre 2012

2.21 Alcione di Semifonte








Alcione di Semifonte






Apro gmail, stamani. Apro la posta come tutte le mattine. Controllo e spulcio messaggi, rispondo e mi metto a lavorare. Poi mi arriva un pro-memoria, apro. Sono rimasta di sasso....

ricordarsi di fare i vaccini alla Yuma e ad Alcione entro fine ottobre

Così, secco e conciso, da non dimenticare, una scadenza. 

Mi sono messa a piangere. Lo so, non è cosa, non è cosa piangere per due amici pelosi che non ci sono più da un anno. Non è cosa parlare di cani, parlare di perdite, parlare dei miei amici fedeli che mai mi hanno tradito fino all'ultimo, compagni di tanti anni di vita, di tanto affetto regalato gratis senza mai chiedere niente in cambio.
Invece si che è cosa.

Lo so,  chi non ha animali o non li ama particolarmente ci prende per scemi, noi animalari, ci prendono tutti per scemi. Perché si finisce per trattarli come fossero di famiglia, ...... e lo sono davvero.
Mi ricordo mia figlia e uno dei suoi primi disegni all'asilo: aveva disegnato, dietro richiesta precisa di ritrarre  la propria famiglia,   la mamma, il babbo, il fratello, lei e Alcione. Non riusciva neanchè a pronunciare bene il suo nome, lo chiamava ACCIONE, ma era il suo amico, il suo pelouche, il suo canone. Ne ha fatto di tutto di quel cane di 35 kg bianco come il latte e tenero come un fiocco di neve. Lui è arrivato a casa nostra a 3 mesi, reale e maestoso con il suo guinzaglietto rosso e il suo laniccio bianco, lei ne aveva 14 di mesi. Lei ha giocato con lui, lo ha vestito come una bambola, lo ha trascinato per le orecchie, gli ha infilato le mani in bocca, ha diviso le sue merende con lui, ci si è addormentata addosso in mezzo alla cucina stanca ed esausta dopo una giornata di asilo. E lui mai avesse fatto una piega, mai uno sguardo torvo, mai provato a ritrarsi, mai andato via, anzi, la cercava disperatamente. Sono stati pappa e ciccia fino alla fine. 
Ma per me aveva un debole: io lo nutrivo con ossi di lesso, pastoni profumati e lui mi si acciambellava addosso sulla poltrona e appoggiava il suo testone sulla mia spalla "sfiatandomi" all'orecchio  e abbandonandosi completamente fra le mie braccia (35 kg. di cane!).  Cane nobile, bellissimo Alcione di Semifonte, con il padre campione di bellezza e il nonno di riproduzione, non che per noi cambiasse qualcosa anche se non lo fossero stati.  Cane intelligente, cane forte come una roccia, aveva un solo punto debole: la gola. E poi dicono che i cani sono come i padroni: hanno ragione, anche il mio punto debole è la gola.



Il suo primo mal di gola ho avuto paura di perderlo: a un anno poco più non riusciva ad alzarsi perché aveva la febbre e io di corsa a rotta di collo dal veterinario urlando come una pazza. E giù punture di antibiotici, capsuloni e tanto affetto.
Scappava, ogni tanto faceva una zingarata. Spesso andava a cercare una sua cara amica, una barboncina di 3 kg, forse, delle dimensioni di un piccione se gli toglievi tutti i riccioli. 
E Antonio, il padrone di lei mi chiamava con la voce sorridente e mi diceva che Alcione era li, si, stava bene ed era in ottima compagnia, che lo aveva legato al guinzaglio così potevo andarmelo a prendere quando volevo, anche più tardi perché tanto non dava fastidio, anzi...... 
Abitando in campagna era facile per lui "sparire" di tanto in tanto a fare queste fuitine amorose. 
Il vecchio, questo 29 ottobre avrebbe compiuto 15 anni, il vecchio negli ultimi tempi aveva accusato gli acciacchi. Si prendeva 3 integratori alimentari di quelli a bomba per riuscire ad alzarsi, aveva occhi lanquidi e cadenti ma quando c'era da spargere affetto era rimasto un cucciolo. Impetuoso, irruento, affettuosissimo e gentilissimo il mio vecchio. Io lo prendevo sempre in giro, gli chiedevo se a lui la scatola cranica gli servisse solo per portare in giro  "gli uccellini a covo", come si dici a Firenze, o se ci fosse qualcosa dentro: lui mi guardava e mi dava una zampatina. 
Poi arrivò lei, la signorina Yuma, come l'ultimo treno per Yuma. Miele, manto color miele, più tozza del padre (LUI era il padre), un cucciolo tutto pancia e occhi. Ci guardava tremante e guaiva perché non voleva stare da sola. Crescendo poi ha fatto amicizia con quel cane grande più di lei e sono felicemente vissuti insieme nel recinto sotto gli alberi gocciolanti di fresco.
Crescendo è deventata l'ombra di Paolo, il mio compagno. Un passo lui e uno lei. E giù affetto a tutto spiano. Non c'era momento che non infilasse il suo tartufo di velluto sotto un braccio per farsi accarezzare, non c'era momento che ti lasciasse in pace senza cercare il contatto.
Ho un'istantanea scattata nella testa. Paolo seduto in mezzo al campo mentre si riposa con il decespugliatore da una parte e dei seduta accanto con l'auricolare dell'mp3 mentre ascolta la musica con il suo "padrone".   Io ce l'ho stampata nella testa, mi piacerebbe averla avuta davvero la macchina fotografica e fare uno scatto al quel suo codone bianco appoggiato sull'erba e l'auricolare nell'orecchio. E pensate che se ne andasse? No, stoicamente ascoltava anche la musica per un pezzetto di affetto.

la Yuma felice nella neve




A tre anni un tumore alle ovaie e ci siamo tolti il pensiero dei possibili cuccioli... peccato.
A cinque anni le prime crisi epilettiche. E vai con le medicine. Sedativi pesanti per tenere le crisi sotto controllo, a intervalli di 12 ore tassativamente, con una finestra di 30 minuti di comporto.
7.30 di mattino 19.30 di sera: Natale, capodanno, acqua, neve, gelo, sole..... sono stati 3 anni intensi E faticosi ma non rimpiango di essermi alzata una mattina, perché  tutti i suoni della sveglia ci hannno regalato del tempo in più con lei. E le crisi sempre più frequenti e i dosaggi sempre più potenti.
Aveva fame, sempre. Lei non mangiava i croccantini, lui li sgranocchiava con calma come fossero noccioline, lei li "risucchiava" come un'idrovora. Lei era diventata pesante, le medicine avevano avuto la sua parte. A gennaio del 2011 abbiamo aggiunto anche il bromuro di sodio per dare maggiore peso alle già tante compresse di gardenale. A settembre, verso la metà, quando c'era l'uva sui filari, quella che andava sempre a rubare golosamente, l'utima crisi.
Quella volta la crisi l'aveva lasciata prostrata. Camminava a fatica. Problema neurale, aveva sentenziato la veterinaria di sempre diventata amica. E giù cortisone con terapia a scalare.
L'ultima l'aveva distrutta., semiparalizzata.  Non si alzava più se qualcuno non le tirava su le gambe di dietro.
Sempre a peggiorare finche il 23 di settembre non riusciva a muovere niente altro che la testa. E ci guardava con quegli occhioni pieni d'amore disperata per non potercelo dimostrare.
Siamo andati dalla veterinaria con una speranza. Siamo tornati da soli.
Ragazzi, quello che potevamo fare l'abbiamo fatto. Ora dovete solo lasciarla andare.
Il primo pensiero è NO. Poi ti rendi conto che non puoi continuare a vederla soffrire cosi, ti rendi conto che per il bene che ti vuole tu devi aiutarla ad andarsene senza soffrire ancora.
L'ultimo respiro, gli occhi che si chiudono, il morbido calore del suo pelo sotto la tua mano.
Così se n'è andata, con dolcezza e con noi accanto.
State attenti ad Alcione, soffrirà di nostalgia e di solitudine - aveva dello la Lucia, la veterinaria.
Allora coccola il vecchio, tienilo in casa, non farlo star solo, portalo a fare delle belle passeggiate.
Ossi di stinco, pappe pregiate con il pane come piaceva a lui.
Il 14 di ottobre, mentre stavamo mettendo a posto il garage e lui ci girellava intorno come sempre ci siamo distratti un attimo e.... pufh, era sparito.
L'abbiamo cercato nei soliti posti, siamo andati nel bosco, al fiume, di la dal fiume, al mulino, dalla barboncina... niente, sparito, volatilizzato. Se n'è andato a morire da solo, non mi ha neanche salutato quella testa di cane. E ancora sono qui che ci penso.


Yuma, Yumen Yumina declinazione del cane più affettuoso del mondo, lei nel suo abitat preferito, la neve!





Lo so, lo so. Ci sono persone che soffrono, e me ne dispiace.
Ma non chiedetemi di non ricordarmi che ho sofferto e che ancora ho nostalgia dei miei amici pelosi.
Ho detto che no, non avrei più preso un cane in vita mia, si soffre troppo e poi... dopo 14 anni possiamo stare un po' "liberi"

Alla fine di novembre è arrivata Holly, dal canile di Cavriglia, una cucciola che ha più incroci di uno svincolo, l'aspetto e il naso di un setter e la stazza di un maremmano. Sono andata al canile in visita e sono tornata con questa palla di pelo.  Ci ha riempito di leccate da subito e ha un carattere bizzarro e affettuoso.
Avevo giurato che non avrei più preso un cane in vita mia.... ma in fin dei conti LEI  non è solo un cane, è la mia bambina con il pelo e sono sicura che LEI non mi tradirà mai.


la Holly, ancora cucciola.... dispettosa?








 


26 settembre 2012

2.20 la zanzara tigre






rosa canina



Ok, non si dorme. Preso atto che sono le 4.32 del mattino e che sono millenni che mi giro e mi rigiro nel letto grattandomi furiosamente una caviglia martoriata dalle zanzare tigre mi alzo. 
Continuo a grattarmi però. 
Le zanzare tigre sono infidete e fetenti. Le zanzare tigre non escono fuori come i vampiri al calar del sole, no, le zanzare tigre di martellano soprattutto di giorno. 
Ho combattuto strenuamente tutta la mattina ieri al lavoro: ne ho messe fuori combattimento tre, ma solo dopo che si erano approfittate di me abbondantemente.  Te le senti ronzare accanto alle orecchie, passaggi mirati, insistenti. E tu con le mani che cerchi di farle fuori. Presa dalla disperazione ieri le ho stordite con il deodorante per ambienti e poi, dopo un sommario processo di cui io ero giudice e giuria senonche avvocato difensore delle bestie, ho deciso che dovevano avere la pena capitale. 
Ma le mie caviglie protestano, sembra che abbia il morbillo. E io me lo ricordo bene come ero con il morbillo, l'ho preso a 18 anni ed ero una vera palla di fuoco....
Maledette loro, fra le loro pinzature e la mia insonnia stamani andiamo bene. 
Ora, se io alle 5 e 26 sono ancora qui a scrivere dopo aver viaggiato per gli oceani del tempo... del web, scusate,  come sarò stamani verso le ore 11.00: una zombie, un'essere amorfo e intontito dal sonno perduto e dalla stanchezza.  Con questo pensiero vorrei alzarmi e andarmene a letto ma, se vado su e comincio a correre la mille miglia distesa sveglio anche Holly che se ne sta nel suo recinto .... farò un altro giro per blog.
Ah, comunque buon giorno a tutti!

22 settembre 2012

2.19 rimorsi













Che cos'è un rimorso?
E' morderti ancora il collo mentre facciamo l'amore...

20 settembre 2012

2.18 oggi piove


per le orecchie:
Dead can dance, Severance





per gli occhi:





Si, oggi piove. Finalmente. Dopo mesi di siccità oggi piove.
E mi piace. Mi piace sentire il profumo della terra bagnata, dell'erba. Cielo grigio, coperto, fa fresco ma non freddo. Dai colori si potrebbe pensare a una giornata di novembre ma non è quel freddo umido che si insinua dentro le ossa, non fa freddo oggi.
Sono tornata a casa mentre pioveva a tambur battente. Si sentivano in lontananza i borbotii dei tuoni, profumi dappertutto, gocce che picchiettavano sulla mia testa, sui miei capelli.
Mi sono cambiata, ho preso le caloche, l'impermeabile giallo e sono andata a predere la Holly. Sta diventanto un'abitudine.
Ce ne siamo andate in giro sotto la pioggia per una mezz'ora buona. Ho viaggiato per prati, per campi e per boschi. Ho viaggiato per mondi lontani. Mi sono persa dentro la mia fantasia, mi sono ritrovata a sognare.
L'acqua che scende mi tranquillizza, è sempre stato così.
 Mi batte sulle spalle ed è come un'amica d'infanzia che parla con me o che mi ascolta, gli posso dire tutto a una goccia, tutto quello che a volte non dico neanche a me stessa.






Poi sono scesa al vecchio mulino, quello sul fiume. Era pieno di nuvole a bassa quota.  Disabitato da 50 anni o forse più, di lui rimane solo lo scheletro esterno fatto di pesanti pietre grigie e l'enorme macina di pietra. Piove anche dentro, non ci sono più i solai. Ma mi piace star li, seduta con le mani sulla pietra ad ascoltar piovere. La Holly annusa tutto, chissà che magnifico mondo di odori che ha in testa, lei. 
Mi rimetto in marcia e continua a piovere. Lascio le gocce scivolare sul mio viso come fossero lacrime che portano via tutto.



18 settembre 2012

2.16 rosso








Dead can dance, Yulunga


Viaggio nell'aria rossa della sera. La calura mi avvolge, agosto ancora incalza con i suoi venti caldi e le temperature infernali, ma qui, fra le colline toscane, fra le file ordinate di viti  e  i silenti  cipressi che dolcemente sventolano le loro cime al cielo come fossero dita,  qui, qui si può stare tranquilli.
Qui si può viaggiare senza pensare, senza preuccuparsi di domani. Vivere il momento.
Viaggiare a quest'ora, con i finestrini aperti e l'aria calda che entra sbuffando mi piace: è tutto arancione, come se avessi indossato un paio di occhiali con le lenti rosse.
Non siamo in tanti per la strada, le curve si snocciolano nel sali-scendi della campagna come un serpente davanti a un incantatore, non ci sono rumori esterni, solo il motore della mia auto. In quiete.
Mi ci vorrebbe una macchina americana decappottabile, un foular triangolare sulla testa a contenere la chioma, musica rock di sottofondo e una sigaretta e potrei fare la signorina snob. La macchina NON è decappottabile, sto ascoltando  un disco dei  Dead Can Dand, ho smesso di fumare da diversi anni ormai e tanto signorina non sono più.
Ma viaggiare fra le colline mi piace, avvolta nel rosso, mi sembra davvero di essere in un film.
E penso o forse sogno, non lo so, mi si confondono i pensieri. Le immagini mi passano davanti e io sorrido con nostalgia. Ricordi lontani, sorrisi confusi, occhi dolci di cani che mi hanno lasciato, manine appiccicose di bambino che mi toccano la faccia, pannolini puzzolenti da cambiare, giustificazioni da firmare, delusioni da ingoiare davanti a professori spazientiti, soddisfazioni di quelle che gonfiano il cuore, tradimenti, amore-dolore, pace e pazienza.
Respiro profondo e recito il mio mantra quotidiano lasciando che l'aria rossa entri dentro il mio cuore e si porti via, uscendo, un po' del sudicio rimasto negli angoli. Energia vitale, sole, aria... vorrei che questi istanti fossero eterni. Ma domani, o in un  altro momento, fra i miei ricordi ci sarà anche questa cavalcata in auto fra le colline toscane e un foulard non necessario fra i capelli.
Buona vita.

11 settembre 2012

2.15 Il tempo









Suona la sveglia. Ti  alzi. 
Una mattina come tante, una mattina come tutte le altre che hai messo in fila nella tua vita.  
Apri l'acqua del rubinetto per sciacquarti la faccia dal sonno e lo sguardo ti cade sullo specchio. 
Chi è quella donna che ti guarda dall'altra parte? 
Non la riconosci. Non puoi essere tu, non con quelle rughe, quei capelli  da cui spuntano  i fili d'argento, una ruga profonda in mezzo alla fronte, la pellecolor grigio opaco.
Non puoi essere tu.     Ti guardi dentro, guardi dietro la faccia con le rughe e le due immagini non corrispondono.
 Dentro è come se il tempo non fosse mai passato, dentro la stessa bambina piena di entusiasmo, ingenua e curiosa che sai di essere ti guarda con i suoi occhi. 
Non corrisponde, non corrisponde.
Allora provi a sorridere e lo specchio sorride con te. Meglio, ma i segni rimangono. Le rughe agli angoli della bocca, le zampe di gallina sugli occhi... non corrispondono...
Vorresti essere quella che senti di essere, vorresti che il tuo viso fosse come quello che ti senti di essere: tu sei quella la bambina che corre felice  in una prato fiorito insieme al suo cane, tu sei quella bambina i cui sogni sono ancora tutti da infrangere.....
Ma il tempo non si può riavvolgere e tutto quello che è stato non potrà più essere, perlomeno non in questa vita. Tutto quello che non hai fatto non potra essere fatto, tutto quello che hai perduto rimarrà perduto.
Meglio avere rimorsi che rimpianti.... saggezza popolare dice.

Mi viene da pensare, guardandomi nello specchio, che,  ora che mi sono truccata e sistemata i capelli, indossati i miei indimenticabili orecchini  qualche anno me lo sono tolto. Mi sorrido: le mie labbra sorridono ma i miei occhi rimangono immutati e seri.
 E' ora di andare, indosso la mia maschera di tutti i giorni, quella con il sorriso gentile,  camuffo i miei fastidi sotto di lei  e parto per una nuova avventura. In fondo domani è un altro giorno.



4 settembre 2012

2.14 fermami














Fermami, non lasciarmi andare.
Fermami, fermami come vuoi. Con le parole o senza.
Fermami con un fischio leggero  che solo i possa ascoltare.

Ma non lasciarmi aprire quella porta, ti prego.

Ferma il mio passo che va varcando  quella soglia perché potrei scoprire che oltre c'è qualcosa che mi pacifica più di queste mura. 
Fermami,  fra queste mura che tanti anni della mia vita hanno protetto, non lasciare che il mio cuore esca, sarà difficile che poi possa tornare indietro. Ascolta la supplica che leggi nei miei occhi.

Fermami, amore mio, fermami.

 Lasciami ancora dormire fra le tue braccia, rannicchiata e serena.
Chiudi quella porta, sprangala e parati davanti a me con tutto te stesso per non farmi andare.
Questo io vorrei da te, ma questo non posso avere.


Hai già aperto la porta per lasciarmi uscire.



3 settembre 2012

2.13 l'albero di ferro






Era un albero. 
Era un albero fatto con il filo di ferro. 
Ferro arrugginito, vecchio ma tenace. 
Doveva tenere insieme e ricordare tutte le gioie, tutte le cose belle che sarebbero  succedesse in una vita intera.
 Era un albero di filo di ferro che avvolgeva nelle sue spirali arrugginite tute le gioie e le certezze, tutte le delizie e le belle parole, tutti i complimenti e tutte le commozioni senza lasciarne scappare mai  neanche una.
Era di filo di ferro arrugginito e il suo compito era tenere fuori dalla casa tutti i dolori. 
Era di ferro arrugginito e teneva lontano le paure. Teneva lontato le sofferenze e le incertezze.
Era arrugginito ma faceva quello per cui era stato creato, anche se era arrugginito non una lacrima era riuscita ad entrare in quella casa.
Era un albero di filo di ferro.
Era il nostro albero di ferro.






25 agosto 2012

2.12 Destabilizzante






Cara Amica mia, 
ti scrivo perchè per me è più facile scrivere che parlare. Forse per pudore, per vergogna, per la paura che esprimendo i miei veri sentimenti le persone si possano "impaurire" dei miei pensieri.
Ho un sacco di conoscenti, di persone che stimo e che conosco, ho poche amiche, si contano forse sulle dita di una mano: senza dubbio tu sei una di quelle. 

Ancora non ci credo. Non credo a quello che ti accingi a fare. 
Perchè io sono una romantica inguaribile, io sono una di quelle che nonostante siano state tradite, malmenate e pesticciate dalla vita e dalle persone (e tu lo sai che lo sono stata, c'eri anche tu quando succedeva),  sono una di quelle che tutte le volte VUOLE credere.
Io credo nelle persone, nelle amicizie, negli amori. E pensare che il tuo amore stia per arrivare al capolinea  mi fa dolére il cuore. 
Si, mi fa proprio "dolére" il cuore. 

Quando ci siamo conosciute tu e Gigi eravate la coppia perfetta: in sintonia, in simbiosi, senza problemi economici, senza problemi di nessun genere, brillanti, sinceri, bellissimi. Ora, dopo dieci anni o qualcosa meno, pensare che quel rapporto così chiaro e nitido sia diventato una palude dove tu ti perdi e affondi mi fa soffrire. 
Mi fa soffrire vederti star male, ammiro però il tuo coraggio e la tua integrità morale. Non so se avrei un simile coraggio, mollare tutto il tuo mondo e ricominciare. Tu dici che alzarsi ogni mattina  in quel limbo di fa passare la voglia di vivere, e tu, che hai ancora così tanto da dare hai bisogno di una svolta. Davvero, ammiro la tua onestà intellettuale, davvero una grande qualità. Sono fiera che tu mi consideri tua amica.

Spero che questa separazione non ci porti ad allontanarci troppo. I km che si frapporranno fra noi potrà influire forse, ma, egoisticamente spero che io e te riusciremo ancora a berci dei bei caffè insieme. Affitta la tua casa e con il ricavato prendine una in affitto più vicino a noi, ai tuoi figli, a me. Non andare via Cristina, non andare via o per lo meno fai che non sia definitivo....

Le cose definitive non mi piacciono. Non mi sono mai voluta fare neanche un tatuaggio perché sapevo sarebbe stato per sempre, sarebbe stata  una cosa definitiva.  Io sono per i cambiamenti, per i mutamenti  perenni e non per le cose definitive. Fa che questa separazione possa non essere duratura.... Ecco, eccomi ancora io, quella romantica che spera sempre e non demorde. Forse stare lontanti per un po' vi aiuterà a ritrovarvi, servirà a sentire una forza nuova e diversa che faccia rifiorire  quello che pensi sia un amore morente. 

Mi dispiace, Cristina, non sai quando mi dispiace, con il cuore in mano che mi si contrae ogni volta che batte e percepisce quello che sarà. Nello stesso tempo, però, non posso che dirti che io sono qui. Sono qui per parlare, per essere insultata e per urlarmi contro se avrai bisogno di urlare. Sono qui per te a tutte le ore del giorno e della notte. Sono qui se avrai bisogno di due braccia per spostare mobili e portare valigie. Sono qui. Sono qui per incoraggiarti se questa è davvero la tua decisione e sono qui per augurarti tanta serenità, tanta lietezza e tutto il bene del mondo. Sono qui per sostenerti se ne avrai bisogno, sono qui per te. 
Continuo a ripetermi in questi giorni ma non posso non dirti  che ti voglio bene... non pensare di essere sola.

E poi, domani è un altro giorno.

Che la vita sia con noi.

Sandra








24 agosto 2012

2.11 io ho avuto





Minvant - Josep Maria Subirachs






Io ho avuto l'amore, l'amore che ti prende e ti travolge, quello che ti porta via come uno ztunami e quando ti riprendi sei stordita e disorientata.
L'amore che brucia l'anima, quello che ti arruffa  le budella solo a pensarci.
L'amore che non hai bisogno di mangiare, quello che non hai bisogno di dormire o di respirare: hai bisogno solo di lui.
Lui che è l'aria che respiri, l'acqua di ti disseta, il cibo che ti nutre.
L'amore di quelli romantici, di quelli irrequieti e arrotolati su se stessi, di quelli cervellotici che non ti fanno dormire, l'amore che quando lo baci il mondo può anche smettere di girare.
L'amore che dura una vita e diventa il bene profondo di un'anima per un'altra nonostante tutti i suoi  vizi e le sue debolezze.
Ho avuto l'amore:  non un amore.